Cara Stefania Orlando: grazie a lei per questo messaggio e questa testimonianza. È stata brava lei a decidere, perché il paziente davanti ad una scelta così delicata è sempre solo. Il medico deve farsi piccolo e rispettare chi teme e non se la sente, chi preferisce aspettare e chi invece capisce che è giunto il momento di intraprendere il percorso operatorio. La correzione di una grave deformità vertebrale come la scoliosi comporta un intervento tra i più delicati della chirurgia i cui rischi si possono abbassare ma purtroppo non annullare. L’unica risposta che si può dare al paziente è somma di competenze e gioco di squadra: se tutto è andato bene si deve al gruppo che ho l’onore di dirigere: gli ausiliari, gli infermieri ed i terapisti della Clinica 1, che hanno scelto di sostenere un lavoro assistenziale molto più complesso e pesante rispetto a reparti ad intensità di cura più leggera senza alcun incentivo, gratificati solo dalla loro professionalità; si deve ai medici specializzandi che si appassionano ad una chirurgia difficile e rischiosa rispetto a branche a “maggior resa”. Si deve al personale infermieristico di sala operatoria che gestisce strumentari complessi e rimane lavato anche 8 ore filate, l’intero turno per portare a termine l’intervento scegliendo questo lavoro invece di interventi brevi con qualche pausa per riprendere fiato; si deve agli anestesisti rianimatori, che si assumono la responsabilità di “tutto il resto” eccetto la colonna, che non è poco: anzi, certe volte è addirittura di più perché la “gestione” del paziente in anestesia durante un intervento di tale portata richiede competenza e sangue freddo fuori dal comune con il risveglio in terapia intensiva; si deve ai tecnici radiologi e neurofisiologi che controllano il nostro lavoro durante l’intervento, che non ci siano mal posizionamenti delle viti o correzioni non accettate dal midollo spinale, e poi, infine i miei colleghi ortopedici, che nel mare magnum della chirurgia hanno scelto di appassionarsi alla chirurgia vertebrale, andando spesso a letto la sera col cuore in gola per il timore dell’intervento del giorno dopo: a loro, quando mi mandano preoccupati le radiografie del paziente su whatsapp dico sempre “dormi tranquillo, perché se anche la guardi tutta la notte quella scoliosi non migliora, e domani devi essere fresco perché l’intervento è lungo!”. Tutto questo è l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna cui si è rivolta, come vede erano in tanti, tutti per lei. Io ho solo il piacere unico di condividere le giornate lavorative con loro: professionisti eccezionali.

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