Una foto in bianco e nero sul cassettone della camera dei miei genitori con una scritta in corsivo: luglio 1939. È l’unica immagine di Giulio Faldini di quando ero piccolo.

Quarantenne negli anni 40, in una maturità oggi precoce che me lo faceva percepire nonno. Il nonno Giulio, per un paradosso dell’orologio diventato più giovane prima

di mio padre e adesso anche di me.

Chi era Giulio Faldini? Il nonno mai conosciuto, morto a 49 anni lasciando mio padre Alessandro di 12 anni e lo zio Franco di 15 ma comunque sempre presente con la sua storia ed il suo esempio, guida costante per tutti noi:

nato con una grave deformità ai piedi operato al Rizzoli nei primi del novecento, vi fece ritorno laureato per diventare ortopedico.

Brillantissimo, a 27 anni già professore, fu il braccio destro di Putti, per fondare nel 1930 la cattedra di ortopedia a Parma. Nel 1938 pur avendo vinto il concorso a Milano per dirigere l’Istituto Gaetano Pini, subendo l’ingiustizia della discriminazione razziale riuscì a scampare all’orrore trasferendosi a Lima, mettendo in salvo anche la famiglia che ci ha generato.

La forza con cui sostenne tutti gli esami per laurearsi nuovamente in medicina gli permise di diventare nuovamente primario e fondatore del reparto di Ortopedia dell’Ospedale Obrero

di Lima tanto da meritare, alla sua precoce scomparsa i funerali di stato, il reparto intestato ed via nel centro della città.

Curiosamente disponibile proprio da oggi, 19 Marzo, festa del papà, questo volume è il mio regalo ideale a mio padre Alessandro e allo zio Franco che hanno saputo non spegnere mai la memoria del loro padre Giulio, esempio per tutti noi nel ricavare dalla tragicità della sua storia solo valori positivi come lo scarso attaccamento ai beni materiali ed il grande attaccamento ai valori che restano, come l’amore per la scienza l’impegno e l’amicizia.

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